ESPERTO 2  

 

   IL GATTO NERO: VERITA’ E LEGGENDE  

 

 

 

Narra una leggenda che, nel lontano Trecento, in Inghilterra, a Londra, vivesse tale Mr. Whittington. Non possedeva ricchezze,  ma con uno dei pochi penny che teneva in tasca avesse comperato un bel gatto nero. Che si era in seguito rivelato come un formidabile cacciatore di topi. Una volta era addirittura riuscito a intrufolarsi nel palazzo del Re, e si era messo alla caccia di tutti i topi che lo infestavano, catturandoli in breve tempo. Riconoscente, il Re aveva ricompensato Whittington con grandi ricchezze, e – padrone e gatto nero – da allora vissero da ricchi, felici e contenti tutta la vita assieme.

 

Abbiamo narrato questa storia-simbolo per sfatare sorridendo la credenza, purtroppo ancora diffusa nel XXI secolo, che il gatto nero porti sfortuna.

Una superstizione assurda, ignobile, sciocca e cattiva.

 

In realtà, le più antiche civiltà – in primis quella egizia -  tenevano in grande considerazione il gatto. Addirittura, in quella civiltà il gatto veniva imbalsamato, una volta conclusi i suoi giorni. Di ciò, esistono tracce ritrovate dagli archeologi, che hanno rinvenuto vere e proprie necropoli di gatti: neri o non neri che fossero..

Del resto, pare che proprio in Egitto, nel 3000 a.C., venne addomesticato il gatto per la prima volta. E proprio al tempo degli Egizi data la prima legge a tutela dei gatti contro ogni maltrattamento. Così come furono gli Egizi a diffondere la convinzione che i gatti, così agili e intraprendenti di natura, possedessero nove vite.

 

Ancora: più di duemila anni fa, nei testi in sanscrito si citava l’importante posto occupato nella società dal gatto.

Confucio, nella Cina del 500 a.C., possedeva un gatto.

E nel 600 d.C., i Giapponesi avevano in così grande considerazione il gatto, da tenerlo nelle pagode a protezione dei manoscritti sacri.  In quel tempo, se un gatto attraversava la strada incrociando un uomo, questi lo riteneva un evento fortunato!

Del resto, anche nel Giappone moderno il gatto occupa un posto di prestigio. E’ infatti diffusa una scultura denominata “maneki neko” (letteralmente, “il gatto che ti ama”). Realizzata in porcellana o ceramica, ma anche in altri materiali, essa raffigura un gatto con la zampa alzata. Che, secondo la tradizione e la credenza popolare, porta denaro e ricchezze a chi lo detiene.

 

Fu nell’Europa del Medioevo, in particolare in Inghilterra, ma anche in Francia, a partire dall’anno Mille, che iniziò a diffondersi la paura del gatto, di quello nero in particolare.

I gatti furono per secoli culto dei Pagani, motivo per cui la Chiesa cristiana si pose nella condizione di ritenere i gatti nemici della fede, e incarnazione del diavolo.

Nella vecchia Inghilterra i gatti venivano nutriti spesso da anziane donne, sole e povere, e nell’immaginario collettivo esse furono associate alle streghe. Di conseguenza, i gatti da loro accuditi divennero simbolo della stregoneria,  e perciò temuti e disprezzati. E come le le povere donne ritenute streghe, e insieme a loro, condannati al rogo.

Di qui, derivarono le pratiche più folli e tradizioni più assurde, che dilagarono in tutta Europa. Addirittura un Papa, Innocenzo VIII, nel XV secolo dichiarò aperta caccia alle streghe, e ogni persona vista in compagnia di un gatto veniva accusata di stregoneria, subendo – con il gatto – una sorte orrenda.

Si capisce di qui come avessero ragione gli Egizi: pur perseguitati, le “nove vite” permisero probabilmente alla razza felina di sopravvivere. Forse, unitamente alla sua capacità di riprodursi intensamente. Ma se i gatti non furono annientati, sicuramente lo devono anche alla civiltà contadina, che li vide straordinari alleati nella protezione dei raccolti dai topi.

 

Solo intorno alla metà del XVII secolo, in Francia, Luigi XIII pose fine alle pratiche vessatorie e odiose nei confronti dei gatti, introducendo una cultura del rispetto che per fortuna ne salvò molti.

 

Purtroppo, una certa anacronistica superstizione resiste ancora oggi. Per fortuna, non sempre in negativo. Di qui, alcune - innocue – credenze sui gatti. Incruente, ma non facilmente documentabili…

° C’è chi dice che se il gatto fa le capriole, ci sarà vento…

° e chi crede che pioverà se il gatto si strofina le orecchie…

°c’è chi pensa che alcuni atteggiamenti portino visite diverse:

-          di una persona antipatica, se il gatto si lecca la coda..

-          di un uomo se si lecca sul davanti..

-          di una vecchia se si lecca il dorso..

-          di una persona gradita se si gratta dietro l’orecchio o sul naso..

° A Capodanno, c’è chi dice che vedere un gatto per primo sia di buon auspicio..

 

Sono credenze che fanno un po’ sorridere. Ma certo almeno sono lontane dalle feroci superstizioni di un tempo, quando questi meravigliosi animali venivano ingiustamente, irresponsabilmente perseguitati.

E se qualcuno ancora oggi dovesse credere a quelle terribili sciocchezze che indicano il gatto – soprattutto nero –portatore di sfortune…beh, allora speriamo che, leggendoci, abbia modo di ricredersi.

E cambiare completamente, definitivamente idea.