ESPERTO 3  

 

   

   IL PARADISO DELLE GATTARE  

 

Se esiste il paradiso delle gattare,

quando ci arriverò, stanca del cammino terrestre,

troverò una piazzetta o un muretto

dove mettere le mie ciotole.

E allora il nero Omar mi correrà davanti facendomi cadere.

E’ il patriarca si avvicinerà lentamente,

guardingo e si metterà dietro il cespuglio…

Da un vialetto laggiù verrà la Sissi traballando sulle zampette sottili.

Dal nulla come sempre sorgerà Bruttina e poi sbucherà Tamburino,

un miagolio inafantile, e Katrina mi si piazzerà davanti,

in attesa dei croccantini.

Quanta gioia nel rivedervi, piccolini.

Vorrei che il Paradiso delle gattare fosse questo,

un luogo di eterno ritorno degli amici perduti.

 

 

   HO INCONTRATO, STANOTTE, GLI OCCHI FURTIVI DI UN GATTO RANDAGIO  

                                                     (Anonimo)

--- figlio di un cartone abbandonato di fronte a una porta sconosciuta

--- figlio di una sacchetto scagliato in un corso d’acqua,

--- figlio della strada,

--- figlio di una colonia,

--- figlio di un cortile di paese

--- i miei colori e il mio aspetto urlano forte la mia origine

 

L’ignoranza di chi mi ha abbandonato…

la faciloneria di chi non ha sterilizzato la mia mamma…

 

             ma i miei occhi sono fieri e dolci…

             ma i miei occhi sono alteri e affettuosi…

 

Mi prendo questo spazio in mezzo a voi…

Mi prendo una possibilità di riscatto,

mi prendo la speranza di un futuro…

 

in questo modo chi si occupa di me può farlo con dignità e orgoglio,

in questo modo chi si occupa di me può farlo con passione e allegria,

                le sue mani sono amorevoli,

                le sue mani sono abili ed esperte,

le sue mani chiedono un soldino ma solo per nutrirmi e curarmi,

le sue mani chiedono l’aiuto di tutti ma non conoscono nessun guadagno.

 

Vi ringrazio … e con tutto il cuore… ma non per la vostra pietà…

Vi ringrazio perché qui posso chiedere anch’io:

                               una ciotola a cui affezionarmi,

una mano da cercare,

il battito di un cuore su cui addormentarmi.

 

 

 

   Preghiera del cane randagio  

               

Con passo vacillante

E con il corpo stremato

Giungo alla fine dei miei giorni.

 

Forse stasera morirò

E da sotto questa quercia

Con l’ultimo respiro, che mi resta in gola,

vorrei ringraziare il Signore

                per il pane che mi ha fatto trovare

                nella spazzatura,

                per l’acqua che ha fatto scendere dal cielo

                per dissetarmi,

                per i sacrati delle chiese

                dove ho potuto ripararmi.

 

Si, Signore,

io sono uno di quelli

uno fra i tanti che non sa

 

                cos’è il calore di una cuccia,

                il sapore di un osso,

                la carezza di un padrone.

 

Conosco solo

                Il dolore dei calci sul dorso,

                le sassate sulla fronte,

    le gomme di quella macchina

                che mi hanno spinto nel burrone.

 

Ricordo, poi

                Quella mano, grande, pesante,

                che ancora cucciolo mi ha

                abbandonato nella strada

                dove

                vissi tutto il mio calvario.

 

Ho attraversato monti, boschi e paesi

Nessuno mi ha tenuto con sé,

nessuno, mai, mi ha dato un nome.

                dalla nascita ho sempre portato il tuo

                “Cane”.

 

Signore,

tante sono le cose che vorrei dirti:

ma

il cuore ha rallentato il suo battito

e il respiro si affievola sempre più.

 

Perdonami! E ti supplico:

                fa’ che la mano dell’uomo

                non abbandoni più

    un cucciolo nella strada.

 

E’ triste vivere da vagabondi,

è penoso essere soli,

ed essere soprattutto semplicemente

                solo un cane.

 

Abbracciami almeno tu

In quest’attimo.

Perché?

Perché anch’io ti appartengo!!

 

                                                                Anna Mazziotti (veterinario)

               

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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